Nina Gallo - La trascrizione per pianoforte: storia e fortuna
Nina Gallo - La trascrizione per pianoforte: storia e fortuna
nina gallo
la trascrizione per pianoforte: storia e fortuna
«Compositori di tutte le epoche, e per le più svariate ragioni, hanno trascritto ripetutamente i propri pezzi, oltre ad adattare le opere dei loro predecessori e contemporanei.
La pratica raggiunse proporzioni epidemiche nel XIX secolo, quando la fortuna del genere trascrizione, unita alla fortuna dello strumento pianoforte, fece sì che praticamente ogni lavoro di successo venisse trascritto per pianoforte a due mani, per pianoforte a quattro mani, per due pianoforti, per complessi da camera col pianoforte. 

La trascrizione è entrata stabilmente - anche se con alterne fortune - nel
repertorio degli interpreti (pianisti, cameristi o direttori d’orchestra) e l’arte della trascrizione costituisce ormai un indispensabile bagaglio nella formazione del compositore.»
Nina Gallo
La trascrizione per pianoforte: storia e fortuna  
Per usare una fortunata immagine di Charles Rosen, suonare al pianoforte musica scritta per le voci o per altri strumenti può essere paragonato a guardare riproduzioni in bianco e nero di quadri, di stampe o di fotografie. Prima dell’invenzione della fotografia a colori, infatti, questo era il modo in cui si studiavano i quadri dei musei troppo lontani da raggiungere. 
La fotografia in bianco e nero dava informazioni soddisfacenti sulle opere d’arte, poiché il disegno e la forma (che la fotografia era in grado di riprodurre) erano considerati gli aspetti fondamentali della pittura.

Lo stesso si può dire delle trascrizioni pianistiche rispetto agli originali. Anche la trascrizione pianistica dava informazioni sufficienti sull’originale, poiché riproduceva in maniera soddisfacente quelli che allora erano considerati gli aspetti fondamentali della musica: le linee melodiche, le armonie, il ritmo. Trascurabile era considerata, nelle arti figurative, la riproduzione del colore, così come, in musica, del timbro.

Il periodo “aureo” della trascrizione pianistica inizia con Liszt e il suo coevo Thalberg, e dura pressappoco un secolo, fino a Busoni. Le due date simboliche entro il quale incorniciare tale periodo possono considerarsi il 1833 (data della trascrizione di Liszt della Sinfonia fantastica di Berlioz) e il 1909 (data della trascrizione di Busoni del secondo dei Klavierstücke op. 11 di Schönberg). Si cimentarono nell'arte della trascrizione compositori del calibro di Schumann, Brahms, Tausig, Godovskij, Rachmaninov, Prokofiev. L’ultima trascrizione pianistica veramente importante è datata 1921: i Trois Mouvements de Pétrouchka di Igor Stravinskij.

In tale secolo “aureo”, il pianoforte (e con esso la trascrizione al pianoforte) rappresentò lo strumento principe per l’acquisizione, la trasmissione e persino - un po’ come i moderni CD - la riproduzione dell’esperienza musicale.

Il libro di Nina Gallo - assolutamente unico nel suo genere, anche nel panorama internazionale - tratteggia in maniera sistematica, con dovizia di esempi, una storia della trascrizione per pianoforte esauriente e completa, dalle origini al Novecento, e costituisce una vera e propria miniera di idee per il compositore e l'interprete.

La prima parte dell’opera (capitolo 1) è dedicata alla definizione del termine e a tratteggiare, con qualche cenno storico, le principali esigenze che hanno portato i compositori a trascrivere per lo stesso o diverso organico strumentale. Si esamina quindi la nascita e la prima evoluzione dello strumento pianoforte, e i primi esempi di trascrizioni per pianoforte di un certo rilievo storico. 

Il secondo e terzo capitolo indagano il periodo di maggior fulgore del genere, con un esame approfondito delle due figure più importanti di trascrittori per pianoforte (Liszt e Busoni), e uno sguardo ai loro precursori e ai loro contemporanei. 

Una corposa sezione è dedicata al Novecento russo, da Godovskij a Rachmaninov, da Prokofiev a Stravinskij. 

Un supporto indispensabile alla trattazione è fornito dall’analisi dei testi musicali. Vista l’ampiezza della materia trattata, di molti testi non si è potuto che fare un rapido cenno, soffermandosi invece più lungamente su quelli ritenuti più rappresentativi di un autore, di un periodo o di un genere.

La storia della trascrizione pianistica è sempre trattata di pari passo con la storia del pianoforte. Ciò permette, da un lato, di dimostrare l’importanza che il genere ebbe nella letteratura pianistica e dall’altro, soprattutto, di dimostrare come l’evoluzione e la fortuna del genere trascrizione costituisca forse la testimonianza più viva e diretta dell’evoluzione e della fortuna dello stesso strumento.
Nina Gallo - La trascrizione per pianoforte: storia e fortuna
Nina Gallo - La trascrizione per pianoforte: storia e fortuna
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